Coronavirus: previsioni per la Fase 2
Il governo spinge sulla ripartenza del Paese, prevista per il 4 maggio e invocata dalla grande maggioranza delle parti, tuttavia non mancano i timori e le perplessità.
Il premier Conte intende procedere alla riapertura delle attività produttive attraverso un piano nazionale contenente linee guida omogenee per tutte le Regioni, e che garantisca condizioni di massima sicurezza nei luoghi di lavoro e sui mezzi di trasporto.
La Fase 2 avrà certamente delle prescrizioni generali – ad esempio l'obbligo di mascherine, il distanziamento, le regole per usufruire del trasporto pubblico - ma alcuni divieti come quello di non poter passeggiare o di non lasciare il comune di residenza, potrebbero essere cancellati in quelle zone dove la linea del contagio si è drasticamente ridotta.
Lo stesso varrà per le riaperture di negozi al dettaglio, servizi di alloggio (hotel) e ristorazione (per i ristoranti si prevede il via libera solo per l'asporto), che saranno a loro volta regolate seguendo sempre il criterio del rischio contagio (le attività e la somministrazione di cibi e bevande all'aperto potrebbero partire prima) e in relazione alla situazione del territorio.
Il 4 maggio ripartiranno dunque tutte le attività manifatturiere, il commercio all'ingrosso, le costruzioni, le imprese che operano nell'estrazione dei minerali, nel settore immobiliare, nei noleggi e i servizi di supporto alle imprese.
Alcune aziende di rilevanza nazionale, e in possesso dei protocolli di sicurezza irrobustiti rispetto a quello base sottoscritto dai sindacati il 14 marzo, potrebbero addirittura vedere anticipata la loro riapertura al 27 aprile.
Saranno 3 i prerequisiti per le riaperture come ha indicato il capo della task force Vittorio Colao:
• curva dei contagi stabile o in miglioramento;
• una rete ospedaliera adeguata per reagire allo scoppio di nuovi focolai;
• disponibilità di mascherine e degli altri dispositivi.
Qualora emergesse - ha detto Conte - in un determinato territorio la ripresa della diffusione del Covid scatterebbe l'allarme rosso: in particolare se il parametro R0 dovesse superare il valore di 1 (cioè per ogni positivo c'è un contagio mentre attualmente è a 0,7) oppure, altrettanto grave, se in quella zona non ci fossero sufficienti dispositivi di sicurezza. In questo caso si imporrebbero immediatamente nuove misure di lockdown "mirate".
Secondo i dati, saranno 2,7 milioni i lavoratori che torneranno al loro posto di lavoro, di questi il 15% ricorre al trasporto pubblico. A tal riguardo è stata dedicata particolare attenzione alle misure necessarie per evitare che si creino "picchi di flusso nei trasporti": su bus, treni e metrò ci si siederà lasciando sempre libero il posto a fianco, via libera poi al bike sharing e, forse, all'abrogazione della Ztl.
Sì a misure di allentamento sociale, quindi i cittadini potranno spostarsi all'interno del comune liberamente senza autocertificazione e (forse) verrà data la possibilità di raggiungere le seconde case se all'interno della stessa Regione.
Alla luce di tutto ciò, diventa necessità ineludibile, secondo il commissario Domenico Arcuri, rendere quanto prima operativa la App Immuni, che consentirà di "tracciare" i movimenti e i contatti dei futuri contagiati per poter intervenire in tempo reale. Il premier ha confermato che non sarà obbligatoria, che non ci saranno penalizzazioni per chi non la scaricherà e verrà garantita la privacy e la sicurezza dei dati.